\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Avviata la XIII legislatura con lÆelezione del popolare Mancino alla presidenza del Senato e dellÆesponente del PDS L. Violante
a quella della Camera, proprio con il decisivo appoggio esterno di Rifondazione comunista a maggio Prodi form≥ un governo di centro-sinistra di cui entr≥ a far parte, dopo quasi cinquantÆanni, il maggior partito della sinistra italiana (tra i dirigenti d
el PDS chiamati a far parte dellÆesecutivo furono tra gli altri W. Veltroni, ministro dei Beni culturali e vicepresidente del Consiglio, e G. Napolitano, ministro degli Interni).Figure di spicco del nuovo governo erano, poi, gli ex presidenti del Consigl
io Dini e Ciampi, ai quali furono assegnati rispettivamente gli incarichi di ministro degli Esteri e ministro del Tesoro e del Bilancio (accorpati in tale occasione); oltre a questi, lÆincarico di maggior rilievo fu quello che confer∞ il ministero dei L
avori pubblici allÆex magistrato simbolo delle indagini di tangentopoli, A. Di Pietro. QuestÆultimo, entrato a far parte dellÆesecutivo come indipendente, nellÆaprile 1995 aveva dato le dimissioni dalla magistratura; in seguito era rimasto al centro del
lÆattenzione generale, da una parte, per il suo ventilato ingresso in politica con una collocazione autonoma di centro, dallÆaltra, per il coinvolgimento in diverse vicende giudiziarie con lÆaccusa di abuso dÆufficio e concussione, dalle quali era stato
per≥ prosciolto (nel novembre successivo, nuovamente indagato per concussione, Di Pietro avrebbe rassegnato le dimissioni da ministro; nel novembre 1997 sarebbe stato eletto senatore per lÆUlivo nelle elezioni suppletive di un collegio toscano).\par
Le
principali questioni che il nuovo governo fu chiamato ad affrontare erano, sostanzialmente, quelle del risanamento economico, di una riforma complessiva dello stato sociale e di un nuovo assetto istituzionale del paese. Rimaneva aperto, inoltre, il probl
ema della ricerca di una soluzione politica dei reati legati a tangentopoli e quello, pi∙ vasto, di una riforma del sistema giudiziario, destinato ad alimentare nei mesi successivi il confronto tra le forze politiche anche in relazione al contemporaneo s
volgimento dei processi di mafia (primo fra tutti quello coinvolgente il senatore a vita Andreotti) e allÆuso in essi delle dichiarazioni dei ôpentitiö. Spinto anche dalle rivendicazioni in senso federalista avanzate dalla Lega Nord (in seguito spostatas
i su posizioni apertamente secessioniste), lÆesecutivo adott≥ una politica volta a favorire un processo di decentramento dei poteri, avviando una riforma della pubblica amministrazione che ne snelliva le procedure e ampliava le funzioni e i compiti delle
autoritα periferiche.\par
Per quanto riguardava le innovazioni da introdurre nella forma dello stato, il governo, ritenendo questo un compito spettante al Parlamento, promosse il confronto tra maggioranza e opposizione che avrebbe portato alla nascita
di una Commissione bicamerale per le riforme costituzionali, presieduta dal leader del PDS, DÆAlema (febbraio 1997).\par
Sul piano economico lÆazione del governo Prodi si indirizz≥ soprattutto al risanamento della finanza pubblica attraverso il contenim
ento della spesa, al controllo delle dinamiche inflazionistiche e al potenziamento del sistema produttivo, cos∞ da rendere realizzabile lÆobiettivo della partecipazione dellÆItalia allÆUnione europea economica e monetaria. Dopo una prima manovra economic
a aggiuntiva di 16 mila miliardi varata nel luglio 1996, nel settembre successivo il governo predispose una legge finanziaria pari a 62 mila e 500 miliardi che avrebbe dovuto contenere il deficit pubblico al 3% del prodotto interno lordo, in modo da risp
ettare i parametri previsti dagli accordi di Maastricht e consentire lÆingresso nellÆUnione europea economica e monetaria. Nei mesi successivi il dibattito fu particolarmente acceso. I sindacati confederali giudicarono eccessivi i tagli alla spesa social
e previsti dalla finanziaria e criticarono le misure fiscali sulla casa e sul reddito, ritenute penalizzanti nei confronti dei lavoratori dipendenti; anche Rifondazione comunista manifest≥ il proprio dissenso da questi aspetti della manovra, condizionand
o il proprio sostegno a un maggiore impegno dellÆesecutivo sui temi dellÆoccupazione. LÆopposizione pi∙ aspra fu, a ogni modo, quella del Polo per le libertα, che si schier≥ nettamente contro la politica fiscale del governo e contro provvedimenti che, a
suo giudizio, avrebbero colpito il mondo del lavoro autonomo e danneggiato la ripresa produttiva. Critico in particolare nei confronti della tassa regionale sul patrimonio e della cosiddetta eurotassa (unÆimposta una tantum che avrebbe fatto incassare al
lo stato 12 mila e 500 miliardi), il Polo promosse in novembre una vasta manifestazione pubblica di protesta (che mobilit≥, per la prima volta in modo cos∞ massiccio, ampi settori del ceto medio), arrivando anche ad abbandonare i lavori parlamentari in o
ccasione del voto sulla finanziaria. LÆapprovazione di questÆultima (dicembre 1996), modificata in alcuni punti ma invariata nella sua entitα complessiva, non risolse per≥ in maniera definitiva il problema della coesione della maggioranza, al cui interno
Rifondazione comunista continuava spesso a differenziare la propria posizione da quella dellÆesecutivo.\par
Una prima aperta rottura si ebbe in tema di politica estera, quando si acu∞ la crisi albanese, che da tempo stava spingendo migliaia di profughi
verso le coste italiane. In aprile la decisione di guidare, con lÆautorizzazione delle Nazioni Unite, la forza multinazionale di protezione inviata in Albania, per garantirvi il ripristino della legalitα e libere elezioni, fu apertamente osteggiata da R
ifondazione comunista, che, giudicando negativamente lÆinvio di forze militari, espresse alla Camera un voto contrario alla proposta del governo, approvata con i voti del Polo per le libertα. Le divergenze maggiori rimanevano, comunque, sul terreno econo
mico e sociale, in particolare sui temi del lavoro e dellÆoccupazione: lÆirrisolta questione della riforma dello stato sociale continuava a rappresentare un nodo fondamentale del dibattito politico, finendo inevitabilmente per incidere sui rapporti allÆi
nterno della maggioranza e soprattutto della sinistra.\par
Lo scontro divenne aperto quando il governo Prodi, nel settembre 1997, avvi≥ un confronto con le parti sociali per la riforma del sistema previdenziale e present≥ la legge finanziaria per il 199
8, pari a 25 mila miliardi. Particolarmente netta fu lÆopposizione di Rifondazione comunista, critica nei confronti della manovra economica del governo e pi∙ in generale della sua azione rispetto al problema dellÆoccupazione. LÆannuncio del voto contrari
o alla legge finanziaria da parte del PRC, indusse Prodi, il 9 ottobre, a rimettere lÆincarico nelle mani del presidente della Repubblica. Una fitta serie di incontri tra le forze del centro-sinistra e Rifondazione comunista permise tuttavia di evitare c
he la crisi di governo giungesse alle estreme conseguenze: il 14 ottobre tutte le componenti della maggioranza approvarono la legge finanziaria, sulla base dellÆimpegno dellÆesecutivo a presentare un disegno di legge che consentisse, a partire dal 2001,
la riduzione dellÆorario di lavoro a 35 ore.\par
La recuperata intesa permise alle coalizioni di centro-sinistra di riportare un importante successo nelle elezioni amministrative di novembre, con la conferma dei sindaci eletti quattro anni prima a Roma,
Napoli, Venezia e Palermo. Questo risultato ribadiva quello ottenuto in primavera, quando solo a Milano, tra le grandi cittα, si era registrata lÆaffermazione del Polo per le libertα, sconfitto invece a Torino e Trieste. AllÆinizio del 1998 il quadro po
litico dimostrava la sua persistente mobilitα: mentre da una parte si acuiva il dibattito attorno alle prospettive del Polo per le libertα e in particolare della sua componente centrista, dallÆaltra il PDS promuoveva lo sviluppo di una nuova forza unitar
